Francesco Totti, l'ottavo re di Roma e la bandiera dei giallorossi | Roma.Com

Francesco Totti, l’ottavo re di Roma e la bandiera dei giallorossi

Francesco Totti è stato il simbolo della Roma per due decenni, i suoi goal hanno regalato trofei e gioie ai tifosi, ecco i momenti indimenticabili di una carriera che lo ha visto sposare i colori giallorossi della sua squadra del cuore.

Francesco Totti, dallo Scudetto con la Roma alla Coppa del Mondo con l’Italia

Francesco Totti è stato una bandiera della Roma e tra i calciatori italiani più talentuosi degli ultimi 30 anni, attaccante e fantasista dei capitolini per oltre un ventennio, idolatrato dalla tifoseria giallorossa e temuto dalle difese di tutta la Serie A. Campione del mondo nel 2006 con la Nazionale Italiana con il rigore decisivo segnato nei minuti conclusivi dell’ottavo di finale contro l’Australia e con giocate di alta classe dispensate a servizio della gloriosa squadra guidata da Marcello Lippi. Protagonista indiscusso dell’ultimo Scudetto della Roma, datato 2001, è stato anche, a lungo, il capitano che ha incarnato lo spirito della sua gente e della sua città.

Decisivo più volte nel derby contro la Lazio, sono due le esultanze che sono entrate nella storia

 

Oltre la più celebre e consueta esultanza con il dito in bocca, Totti ha regalato due momenti da ricordare dopo aver segnato un gol. Il 10 marzo 2002, nel derby terminato 5-1 per la Roma, Totti fa gol e su una maglietta indossata sotto la numero 10 sfoggia la scritta 6 unica, dedicata a quella che diventerà la sua moglie, Ilary Blasi. A gennaio del 2015 trascina la sua squadra alla rimonta nella partita più sentita, il derby della Capitale, con una doppietta che permette alla Roma di pareggiare. Corre sotto la curva, si fa consegnare un cellulare e scatta quello che è diventato uno dei selfie più famosi della storia, proprio lì, ai piedi della Sud che era impazzita di fronte a quello che era successo.

Tutta la carriera con una sola maglia, Totti è l’ultimo dei romantici nel mondo del calcio

Ha rifiutato di accasarsi al Real Madrid, il club più vincente del Mondo, per restare fedele alla sua squadra del cuore, l’unica per cui ha giocato nel corso della sua carriera, terminata il 28 maggio 2017, un giorno molto triste per tutti gli amanti del gioco del calcio. In un Olimpico gremito, il saluto tra le lacrime strazianti del suo popolo. Speravo de morì prima è stata la frase simbolo di quel giorno tanto che è divenuto il titolo della serie TV dedicata al pupone e che racconta anche in una veste intima e privata questa dolorosa separazione dal mondo del pallone di un uomo che ha sempre vissuto il suo lavoro come una passione e un divertimento, sobbarcandosi anche le responsabilità di essere il leader in una piazza calorosa ma esigente come quella capitolina.

 

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