Super Aurora Fest: pregi e difetti della prima edizione | Roma.Com

Super Aurora Fest: pregi e difetti della prima edizione

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Se te lo sei perso, te lo stai facendo raccontare. Lo scorso weekend, sabato e domenica 27 e 28 luglio, l’estate romana si è tinta dei colori al neon del Super Aurora Fest. Il festival ha portato sul palco, nei suoi due giorni, una line up scoppiettante fatta da artisti nazionali e internazionali. Quattro diversi stage per poter ballare e condividere ricordi cuore a cuore con chiunque sia accorso nelle sue diverse ore di musica. Dalle calde ore del pomeriggio, fino a quelle più fresche notturne, questa prima edizione si è svolta tra l’allegria e le difficoltà gestionali di una simile location. 

Prima di poter parlare dei pregi di questo Festival è quasi doveroso strappare il cerotto nei punti più dolenti. Le problematiche non sono mancate, così come si può evincere dai commenti che il pubblico sta continuando a lasciare sotto i post. Qui li trattiamo con la consapevolezza del “a volte non è colpa di nessuno”, ma è doveroso cercare di costruire delle critiche per poter migliorare e migliorarsi.
Vi era un unico punto per poter consumare del cibo e non si è tenuto conto di quelle che potevano essere le esigenze alimentari dei più. Senza scendere nei dettagli tra vegani e vegetariani, è stato impedito l’ingresso di cibo in generale, impedendo così di poter considerare anche eventuali allergeni. Inoltre, essendoci solo un punto di ristoro, le file sono state interminabili e ancor più dilungate dal fatto che tutto il festival fosse cashless. Il pagamento delle consumazioni avveniva attraverso un’applicazione che, in mancanza di connessione ad internet, non ha funzionato come avrebbe dovuto fare. Aggiornare i crediti, controllarli e ricaricarli era quasi un’impresa. La ditta che si sarebbe dovuta occupare della copertura wi-fi non ha garantito il servizio creando dei veri e propri problemi in tal senso.
Purtroppo, anche in termini di comunicazione, non tutto è stato trasparente. Gli infopoint sono stati presi d’assalto e in molti sono finiti rimpallati da una parte all’altra del giardino di Castello Chigi senza trovare delle risposte esaustive. Parlando con gli addetti ai lavori, però, si è potuto evincere quanto abbiano lavorato durante l’evento per poter cercare di sopperire a tali situazioni e, in tal senso, non possiamo fare a meno di confortare l’organizzazione per tutti i tentativi da loro compiuti. 

Tolto il dente, in ogni caso, il divertimento è stato assicurato. Sotto i due principali stage, è stata la massiccia presenza di gente pronta a ballare a decretare il successo di questo festival. Ha vinto la voglia di ballare, di condivisione e gioire in vista di questa calda e arida estate.
La location è stata sfruttata in ogni suo più piccolo dettaglio, riuscendo, in questo modo a garantire un’ottima diffusione del suono al punto da creare delle vere e proprie aree acusticamente isolate. La musica non si mescolava, ma permetteva un vero e proprio cambio d’umore: chi voleva poteva semplicemente danzare al ritmo dei diversi DJ; invece, chi ha acquistato il biglietto per poter vedere il proprio cantante in line up, aveva l’intero giardino per godersi l’esperienza. Teli mare si sono stesi per creare dei veri e propri tappeti di ascolto. Sono diventati importati i ritardi e i tagli sulle esibizioni, per la voglia di divertirsi è riuscita a ribaltare l’esito dei disservizi.

In conclusione, non possiamo tessere le lodi di questo festival, ma non possiamo neanche condannarlo. Per esser stata una prima edizione, si è cercato di pensare ai più piccoli dettagli. Come abbiamo però detto: il diavolo si nasconde nella ricerca della perfezione. Le speranze per il pieno successo di una seconda edizione sono tante purché prevalga il desiderio di accogliere le criticità che sono emerse. Diviene facile notare dall’esterno ciò che non è andato perché, non prendiamoci in giro, riuscire a coordinare una tale macchina è la difficoltà maggiore.

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